“Il Tar di Catania non deve chiudere” La politica siciliana fa le barricate

La soppressione delle sezione staccate dei Tar, a partire dal prossimo 1 ottobre, così come ha deciso il Consiglio dei ministri ha scatenato un vespaio di polemiche e critiche. Adesso farà sentire la propria voce anche la Regione che, attraverso il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha sollecitato i deputati Angela Foti (M5s), Marco Falcone (Fi) e Bernardette Grasso (Pid-Gs) a fare una sintesi dei rispettivi ordini del giorno sulle problematiche relative alla soppressione della sede distaccata del Tar di Catania, “per votare un unico testo impegnativo per il governo e che faccia sentire così il peso dell’aula su questa vicenda”.

Nei giorni scorsi, il presidente facente funzioni del Tar di Catania, Salvo Veneziano, ha ricordato che nel capoluogo etneo “il numero di sezioni, quattro contro tre, e i contenziosi sono superiori alla sede di Palermo”.

“Il problema – osserva il magistrato – è capire perché si fa un’operazione del genere: ci sono sedi distaccate del Tar, come Catania, Lecce, Salerno e Brescia, che hanno carichi di lavoro notevoli. La loro chiusura comporterebbe disagi a chi si rivolge alla giustizia amministrativa, anche sul piano economico”.

Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, annuncia di aver allertato il sottosegretario Graziano Delrio. “Ci batteremo con ogni mezzo perché il Tar di Catania non venga chiuso e sono sicuro che troverò risposta dal Governo Renzi: ho già parlato con Delrio e Rughetti e la prossima settimana li incontrerò. Non si possono non approvare i risparmi – ha detto Bianco – ma in questo caso si tratta di un colossale errore. Il Tribunale amministrativo regionale di Catania è il terzo d’Italia dopo Roma e Napoli, serve cinque province siciliane su nove, con un carico di lavoro quasi doppio rispetto al Tar di Palermo e funziona molto bene. Voglio ricordare che la Sicilia è una grande regione, non è né il Molise né l’Umbria. E non capisco perché i Catanesi debbano pagare il fatto di vivere in una grande regione. Eliminare il Tar a Catania sarebbe un’ingiustizia. Ecco perché, se sarà il caso, daremo vita a una grande mobilitazione per contrastare quest’ipotesi così infausta”.

“Chiudere i Tribunali amministrativi periferici significa allargare notevolmente i tempi della giustizia, maggiori costi per lo Stato ma soprattutto per le imprese e per i cittadini. Chi vive nella parte orientale dell’Isola sarà costretto a raggiungere il capoluogo regionale e quindi affrontare un vero e proprio viaggio lungo oltre 250 chilometri. In questo modo tutti gli Enti locali della Sicilia orientale dovranno sostenere spese maggiori per le cause pendenti- spiega il presidente dell’AnciSicilia, Leoluca Orlando – Si tratta di una misura incomprensibile che rischia di compromettere ulteriormente lo stato della giustizia italiana, senza peraltro essere supportata da reali ragioni di semplificazione nell’utilizzo delle risorse della Pubblica Amministrazione”.

“In Sicilia a fare le spese della falsa spending review, il tribunale amministrativo di Catania, che ad oggi conta oltre 55 mila ricorsi pendenti, oltre a quelli lavorati dalla sede regionale – aggiunge Marco Falcone (Forza Italia) – Quest’ultima non potrà gestire un carico di lavoro più che raddoppiato, condannando di fatto i siciliani ad anni di attese”.

Oggi adunanza straordinaria, convocata dall’Associazione degli avvocati amministrativisti nell’aula convegni del Tar etneo. Per i senatori M5S in Commissione Giustizia “come già accaduto per il riordino della geografia giudiziaria, il governo continua a pensare di tagliare i costi sopprimendo tribunali senza affrontare in modo organico una riforma complessiva della Giustizia che snellisca i tempi e sia più vicina al cittadino. Il Movimento 5 Stelle si opporrà a questa indiscriminata politica di tagli lineari e desertificazione giudiziaria che non colpisce gli sprechi e limita fortemente la risposta dello Stato proprio dove vi è più richiesta da parte dei cittadini”.

Per il segretario dell’Udc siciliana Giovanni Pistorio si tratta di “una scelta illogica che non risponde ai criteri della spending review”. “Non è mia intenzione fare una miope battaglia campanilistica ma è evidente, considerati i carichi di lavoro del Tribunale amministrativo di Catania, che non ci sono benefici di efficienza o economici in questa operazione. La filosofia della spending review dovrebbe prevedere una riduzione dei costi della PA per avere risorse per cittadini e imprese ma in questo caso abbiamo un effetto inverso e, oserei dire perverso: a un risparmio irrisorio corrisponde un aggravio per le imprese e i cittadini, privati di un presidio giudiziario fondamentale in una grande area della Sicilia orientale, il territorio più dinamico dell’economia , nel quale insistono due grandi aree urbane che si avviano ad essere città metropolitane. È inaccettabile”.

I deputati regionali Gino Ioppolo e Nello Musumeci del gruppo La Destra-Forza Italia, aggiungono: “È una misura soltanto dannosa, non sorretta da ragioni utili alla riduzione del carico dei ricorsi amministrativi, dei tempi di trattazione dei relativi procedimenti, della riduzione delle risorse finanziarie impiegate. È necessario che il presidente Crocetta faccia sentire la voce della Sicilia e chieda immediatamente che sia mantenuta la sede distaccata del Tribunale Amministrativo Regionale di Catania sulla quale gravano, come è risaputo, un numero di ricorsi  pendenti ogni anno in aumento, superiore a quello di molte sedi centrali ricadenti in capoluoghi di regione”.

L’eurodeputato di Forza Italia Salvo Pogliese, parla di un “errore”: “non vi sarebbe nessun risparmio per le casse dello Stato, i giudici e il personale della sede di Catania andrebbero trasferiti a Palermo con costi eguali a quelli attuali, ed inoltre ci sarebbe un aggravio di spesa insostenibile per gli Enti locali della Sicilia orientale costretti ad esborsi maggiori per pagare trasferte ed onorari dei loro legali”.

“E’ una notizia a dir poco assurda” affermano, in una nota congiunta, i senatori catanesi Antonio Scavone, vicepresidente vicario del gruppo Grandi autonomie e libertà, e Giuseppe Compagnone.  “L’importanza del Tar Catania, in ordine alla sua storia e alla rilevantissima attività giurisdizionale, priva la città di un significativo assetto istituzionale. Il rapporto costo-benefici non è stato analizzato. Così facendo si eliminano i controlli giurisdizionali nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni creando zone franche e d’ombra in contrasto con la più volte paventata azione trasparente di governo. Qual è la logica del risparmio annunciato? Quali logiche muovono il governo centrale?”

Articolo pubblicato su www.lasiciliaweb.it